Non è affatto inusuale che le società di recupero crediti incaricate dagli istituti bancari mettano in atto dei comportamenti a dir poco disdicevoli moralmente, se non addirittura illeciti da un punto di vista giuridico.
Non dovrebbe quindi sorprendere il sapere che in molti casi gli avvertimenti possono diventare delle minacce più o meno velate e il risultato di tutto ciò sarà una persona terrorizzata a cui non resterà altro che pagare l’importo richiesto senza opporre tanta resistenza.
L’aver contratto un debito, però, non giustifica in alcun modo l’essere oggetto di allusioni, espedienti più o meno illeciti e persino intimidazioni. Ecco perché ora andremo a fare chiarezza su tutti i trucchi del mestiere utilizzati, in maniera tale che ci si possa difendere nel pieno rispetto delle normative vigenti.
Società di recupero crediti: attività lecita o no?
Allora, prima di proseguire illustrando tutti i principali espedienti impiegati da tali realtà è opportuno precisare un fattore di fondamentale importanza ai fini del discorso: l’attività dei recupero crediti è perfettamente lecita e la presenza, che pure c’è di qualche mela marcia, non può oscurare la professionalità di società finanziarie e società di recupero crediti che agiscono nel pieno rispetto di valori altamente umani.
Si tratta di un’affermazione forse scontata, ma certamente dovuta. Il problema si pone solo quando per la riscossione del debito contratto si sceglie di rivolgersi a società i cui valori morali e professionali risultano alquanto discutibili, quando in realtà sarebbe molto più conveniente trovare una soluzione di comune accordo con il debitore interessato.
Oltre a ciò, occorre anche ribadire con forza l’attività sleale che viene perseguita dai singoli operatori telefonici il cui compito è quello di effettuare un primo contatto con il cliente. Questi, infatti, molto spesso possiede un contratto lavorativo tale da renderlo suscettibile alle eventuali provvigioni, per questo non esisterà a raccontare alla persona debitrice storie completamente false al fine di accelerare il pagamento.
Naturalmente il fatto che esistano realtà che professionalmente si muovono in una sorta di terra di mezzo tra il lecito e l’illecito, non giustifica affatto la non onorabilità del pagamento dei propri debiti.
In linea generale è sempre sconsigliato contrarre dei debiti, soprattutto se per cifre importanti, perché il rischio di subire ripercussioni anche gravi come il classico pignoramento dei beni è reale, inoltre essere iscritti nel registro dei cattivi pagatori non è certo una bella esperienza personale in vista di eventuali progetti futuri.
Andiamo allora a vedere quali sono i trucchi maggiormente utilizzati dalle società di recupero crediti per spaventare l’utente.
I trucchi principali usati dai recupero crediti
Il debitore insolvente che va incontro al rischio, se non certezza assoluta, del carcere è un grande classico promulgato ormai da generazioni in questo settore.
Ma quando c’è di vero? Poco, anche se sarebbe meglio dire niente!
Non onorare i propri debiti, difatti, si configura come un reato di natura esclusivamente civile e non penale e per questa tipologia di reati non esiste il carcere. Il creditore ovviamente farà di tutto per rivolgersi al Tribunale in sede civile al fine del riottenimento dell’importo contestato, tuttavia mai e in nessun caso un debitore insolvente rischia concretamente il carcere.
Il decreto ingiuntivo…falso!
Non si può certamente dire che gli addetti dei recupero crediti pecchino di fantasia e in questa continua ricerca di metodi nuovi con cui terrorizzare un utente, il falso decreto ingiuntivo è divenuto ormai una sorta di grande classico.
Il decreto ingiuntivo falso viene recapito alla persona il più delle volte sotto forma di raccomandata o posta ordinaria, inutile dire come un vero decreto ingiuntivo non si avvalga di tali modalità ma venga notificato esclusivamente tramite apposito atto giudiziario.
Il decreto ingiuntivo reale viene recapitato solitamente in una cartellina di colore verde, guarda caso la medesima colorazione impiegata per gli atti giudiziari tradizionali e lo scopo ovvio è quello di confondere ulteriormente la persona. Non bisogna poi dimenticare un elemento basilare: un atto giudiziario deve essere sempre accompagnato dal timbro del deposito di tribunale. Se questo non è presente, siamo davanti a un comportamento del tutto illegittimo e illecito della società di recupero crediti.
Confisca dei beni ed esattore
Forse non fa tanta paura come la figura dello iettatore, ma essere contatti personalmente da una persona che si annuncia come esattore privato deputato alla confisca dei nostri beni può essere un’esperienza di sicuro non piacevole.
C’è solo un piccolo problema: in Italia la figura professionale dell’esattore privato non esiste! La confisca dei beni può essere effettuata solamente da un ufficiale giudiziario, inoltre, prima di arrivare allo stadio del pignoramento, si riceveranno opportune comunicazioni e notifiche dei vari atti da parte del Tribunale.
Telefonata al datore di lavoro e ai parenti
Certamente la prospettiva che le proprie difficoltà personali vengano improvvisamente rese note non consente al debitore di dormire sogni tranquilli, soprattutto quando vengono nominati gli affetti familiari e il luogo di lavoro nel quale magari si ha anche una certa reputazione da difendere.
Ma una società di recupero crediti può davvero contattare parenti e datore di lavoro? Assolutamente no!
In ogni momento, infatti, la posizione del debito è opportunamente tutelata dalla legge sulla privacy e, anzi, una società che agisse in modo difforme dalle leggi vigenti sarebbe passibile di denuncia.
Pignoramento dello stipendio o pensione con effetto quasi immediato
Immaginiamo per un attimo di ricevere una telefonata in cui un addetto della società di recupero crediti ci dice che entro pochi giorni procederà con il congelamento dello stipendio o della pensione, quale sarà la reazione?
Ovviamente di terrore, se non addirittura disperazione davanti a una notizia di questa portata, ma quanto c’è di vero?
Potenzialmente è vero che si possa arrivare al pignoramento dello stipendio o della pensione, tuttavia sono le tempistiche fornite a essere del tutto errate. Affinché un pignoramento possa essere notificato e attuato, infatti, è necessario passare da un tribunale con i relativi tempi di attesa per l’espletamento della pratica.
In nessun caso il pignoramento può essere eseguito nell’arco di pochi giorni o settimane, spesso sono necessari mesi o anni ed ecco perché spaventare l’utente con distanze tante ravvicinate serve solamente a spingerlo a pagare quanto più può nel più breve tempo possibile.