Per prescrizione crediti INPS si intende una causa precisa che estingue un diritto, come l’inattività del titolare a farlo valere.
Molto spesso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica delle intimazioni di pagamento, che sono degli atti con cui viene intimato il pagamento di crediti.
Di solito, questa notifica di intimazione precede le procedure esecutive, che possono riguardare pignoramenti immobiliari e presso terzi, fermi amministrativi e altro. I pignoramenti servono a recuperare le somme richieste e contenute nelle cartelle già notificate in precedenza alle quali, però, non è stata data nessuna azione esecutiva.
Nel caso particolare, i crediti che vengono intimati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrebbero essere istinti sia perché il debitore ha pagato tutte le somme ad esso ascritte oppure perché è intervenuta la prescrizione del debito stesso.
Ma quando un debito viene prescritto? Nel momento in cui il creditore non ne richiede il pagamento entro un certo periodo di tempo. In questo modo, si palesa una chiara intenzione da parte del debitore, ossia il suo disinteresse a richiedere il credito avanzato al debitore.
Quindi, a livello giuridico, decaduto tale termine, non potrà più richiedere il pagamento di tale credito.
Crediti INPS ed INAIL: prescrizione in 5 anni
Chiarito il concetto della prescrizione crediti INPS e del perché si verifica, bisogna chiarire la tempistica della prescrizione, che riguarda anche i crediti INAIL.
Una volta che la cartella di pagamento è diventata definitiva, il credito si prescrive in 5 anni e non in 10 anni. Ciò si evince dalla sentenza n. 1652/2020 della Corte di Cassazione.
Secondo i giudici della Corte di Cassazione, un credito viene considerato prescritto dopo 5 anni perché la cartella di pagamento che non è stata impugnata entro tale lasso di tempo e relativa ad un credito previdenziale non può più conseguire lo status di giudicato, il quale è proprio dei titoli giudiziali e, in quanto tale, non può essere allargato ad un atto amministrativo.
Attraverso l’Ordinanza n. 1824/2020, la Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione delle cartelle esattoriali che contengono crediti inerenti alla previdenza sociale deve sempre essere di 5 anni e non di 10 in quanto si rifà alla definizione agevolata di cui all’art. 3 del DL n. 119/2018, nel caso specifico alla rottamazione-ter. Ciò perché la natura del credito, in questi casi, non viene modificata.
Precedenti ordinanze e sentenze da parte della Cassazione avevano ribadito che le notifiche delle cartelle esattoriali non determinano l’applicabilità della prescrizione decennale. Quindi, onde evitare che il credito venga prescritto alla scadenza dei cinque anni, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è chiamata a riscuotere premi e contributi non pagati entro tale lasso temporale.